Pronto Intervento
di Mario Grigioni
L’ autunno era ormai alle porte. I turisti avevano lasciato campo libero, e gli AUC erano pronti perpartire alla conquista di La Thuile, dove si sarebbero svolte le esercitazioni di fine corso. Ilsottotenente Fiorenzo e la sua squadra avanzata di 10 trasmettitori furono i primi a giungere sul posto, con una settimana di anticipo rispetto agli altri: avevano il compito di “cablare” (diremmo oggi) la zona di esercitazione, stendendo le linee telefoniche tra il campo principale, sito nella pineta poco fuori il paese, e le sue sedi distaccate.
Il gruppetto sbarcò da un CM pieno all’inverosimile di ogni sorta di materiali: scale a pioli, pertiche, ramponi da guardafili, enormi rocchetti di doppino telefonico, centralino da campo, apparati radio di ogni tipo, telefoni da campo EE8 (4 kg. ciascuno!), generatore diesel, batterie, bicicletta di emergenza per la G9.
“Hai controllato le batterie della G9? Che non venga fuori un altro casino come quella volta a ‘Courma’.”
“Ho misurato l’elettrolita col densimetro, e poi le ho pure testate sotto carico, stavolta non avremo problemi”. Fu buon profeta, non vi fu nessun problema, con le radio…
La tenda del centro trasmissioni sorgeva in posizione strategica, a pochi passi dallo “Chalet della Pineta”: l’equivalente, mutatis mutandis, di quello che era “Marcel” (non ancora “Papà”) ad Aosta. Appena installato il centralino, si collegò una derivazione della suoneria direttamente all’interno del bar. Così, se per caso fosse giunta una chiamata proprio mentre l’operatore era impegnato con un’ombretta, la risposta sarebbe stata comunque tempestiva.
La rete telefonica, in configurazione da campo estivo, era piuttosto articolata. Il centralino da campo era derivato da quello della Monte Bianco, prolungando una linea militare che a sua volta proveniva dal centralino dei Carabinieri di Morgex. Per telefonare verso il mondo esterno, bisognava quindi passare attraverso la Benemerita. Dal centralino campale si dipartivano poi le linee che collegavano i distaccamenti: La Joux, vicino alla prima cascata del Rutor; Chaz Dura, nei pressi dell’arrivo della funivia; Vallone di Orgere, passando per Pont Serrand.
La settimana a disposizione fu appena sufficiente per allestire il tutto. Il gruppetto dei trasmettitori, con Fiorenzo in testa, doveva farsi largo attraverso le rocce e la vegetazione, tirandosi appresso il doppino, sorta di moderno filo di Arianna. Ove possibile, le linee erano stese in alto, sfruttando alberi spogli o palificazioni esistenti. Fortunatamente il team comprendeva due AUC-acrobati, che riuscivano ad arrampicarsi disinvoltamente con i ramponi da guardafili; anzi, per evitare di toglierli e rimetterli in continuazione, riuscivano pure a camminarci…
Le linee per La Joux e Chaz Dura non posero particolari problemi tecnici; Chaz Dura, quella più ripida, venne stesa in discesa, rendendo meno faticoso il lavoro. Il problema, invece, era la linea per Pont Serrand-Orgere, bestia nera di generazioni di Sten trasmettitori. Il predecessore di Fiorenzo, ad esempio, aveva pensato bene di posarla direttamente sui prati sopra La Thuile, senza tenere conto delle mandrie che stavano rientrando dai pascoli in quota: la linea fu devastata dalle mucche, che divorarono decine di metri di doppino. Dopo lungo conciliabolo, Fiorenzo ed il team decisero invece di passare direttamente nella gola della Dora. Il tentativo ebbe successo, anche se si trattò di un’esperienza faticosa e non priva di rischi. È indimenticabile l’emozione provata risalendo i ripidi costoni, quasi verticali, del canyon nei pressi di Pont Serrand, cercando di non farsi impressionare dal frastuono e dalla vista delle acque tumultuose, giù in basso.
Comunque, il punto critico fu superato e, dopo una meritata sosta presso la piola della Vedova di Pont Serrand, il lavoro proseguì senza particolari problemi… tranne uno: l’attraversamento della strada sterrata per Orgere, al bivio della statale del Piccolo S.Bernardo. Fu necessario ancorare la campata su due pali di cemento armato, ove era impossibile piantare i chiodi di fissaggio: c’era quindi il rischio che, magari con forte vento, il doppino si abbassasse e venisse strappato da un mezzo in transito particolarmente alto. Una combinazione di eventi improbabili, ma la Legge di Murphy esisteva già allora… Per precauzione, Fiorenzo istituì un collegamento radio di riserva, con due apparati in standby H24, e distaccò un operatore radio a Orgere.
Nei giorni successivi, il campo si popolò, e le varie esercitazioni a fuoco ebbero inizio. Con grande soddisfazione Fiorenzo e i suoi operatori, dislocati ai posti comando sulle linee di tiro, si godevano lo spettacolo. “Boia fauss, qui è meglio che al cinema”, commentò con felice sintesi uno dei fortunati.
Una sera, mentre il gruppetto tirava tardi nella tenda trasmissioni, la radio P10 in standby su Orgere prese inaspettatamente a gracchiare. La voce via etere tradiva ansia e preoccupazione:
“Delta Golf Lima Uno, qui è Quattro Tango Nove Juliet per un’emergenza, passo.”
“Avanti, Quattro Tango Nove Juliet.”
“Qui abbiamo un AUC che sta male, ha mal di pancia e vomito, il “vaselina” [l’aiutante di sanità, NdA] dice che secondo lui è un’ appendicite.”
“Metti il vaselina in frequenza, che chiamiamo il dottore.”
“Ricevuto, e guarda che ti ho chiamato via radio perché la telefonica è interrotta.”
Era ormai mezzanotte passata, ma il sottotenente medico, il bergamasco Locatelli, giunse in pochi istanti. Si consultò via radio con il “vaselina”, prescrisse le prime terapie e, balzato sulla Campagnola di servizio apparsa nel frattempo, partì alla volta di Orgere. Fiorenzo, che quella sera era anche ufficiale di servizio al campo, fece preparare l’ambulanza e, chiesto il permesso al comandante di Battaglione, la fece partire per Orgere pochi minuti dopo.
Nel frattempo, il Caporalmaggiore Diego aveva radunato la squadra guardafili e, caricato su un CL il materiale necessario, si mise in viaggio alla volta del bivio di Pont Serrand, probabile punto d’interruzione della linea.
Dopo quella che sembrò un’ eternità ma, probabilmente, era solo una manciata di minuti, sul centralino si accese la spia di Orgere e il cicalino prese a suonare: che dolce musica, sembrava l’Inno alla Gioia di Beethoven!
“Senti, Fiorenzo, è strappata qui al bivio. Adesso rifacciamo la campata, e in dieci minuti è tutto a posto”. Diego fu di parola, in pochi minuti il collegamento telefonico fu ripristinato.
Suonò di nuovo il cicalino, era il dottore:
“Fiorenzo, sono Locatelli, vedi se riesci a farmi parlare col Mauriziano di Aosta. Il paziente deve essere operato d’urgenza, non possiamo portarlo fino a Torino”.
“Rimani in linea, chiedo ai Carabinieri di Morgex di metterci in contatto”. La voce assonnata, ma dall’inconfondibile accento siciliano, dell’appuntato Lombardi, rispose subito. Nel giro di pochi istanti, Locatelli fu in grado di parlare col collega dell’ospedale, che si attivò per allestire la sala operatoria. Lombardi informò che un’auto dei Carabinieri avrebbe atteso l’ambulanza militare a Prè St. Didier, per scortarla fino ad Aosta.
Tutto andò per il meglio: il paziente giunse ad Aosta senza ulteriori complicazioni, l’équipe medica era in attesa, l’intervento chirurgico ebbe pieno successo. Locatelli rientrò a La Thuile la mattina successiva, portando la buona notizia. Lo Chalet della Pineta si affollò rapidamente…
Certo, se fossero esistiti i telefoni cellulari, tutto sarebbe stato molto più semplice. Però, volete mettere la soddisfazione?
Mario Grigioni - Ha frequentato il 48° corso AUC nel 1967. Dopo il periodo da sergente
presso il battaglione Pieve di Cadore, ha prestato servizio di prima nomina
alla Smalp, come comandante di plotone alla Prima compagnia AUC ed istruttore
di trasmissioni del 50° e 52° corso AUC.
Leggi di più...
Torna alla pagina iniziale
|
|