Il nastro rosso
di Mario Grigioni
Negli anni ’60, quelli del “miracolo economico”, la naja godeva di grande
rilevanza sociale anche in virtù dell’elevato numero di coscritti, prodotti dal
boom post-bellico delle nascite. Intorno a essa fiorivano e si tramandavano, nei
paesi come nelle grandi città, ogni sorta di rituali, superstizioni, leggende e
stereotipi, al punto che spesso era difficile distinguere la realtà dalla fantasia.
Secondo una credenza popolare molto diffusa, ad esempio, i coscritti di origine
meridionale, specie se provenienti dal mondo agricolo, tendevano a confondere
i termini destra e sinistra. Per questo motivo, si diceva che nei grandi Centri
Addestramento Reclute (CAR) del Centro-Sud fosse consuetudine applicare dei
nastri rossi alle caviglie e ai polsi delle reclute, così da facilitare la
comprensione degli ordini («Quando dico Passo! battete il piede sinistro, quello
col nastro rosso. Capito?»).
Come noto, ogni detto popolare ha un fondo di verità. Questa credenza trovò conferma, nelle sue linee generali, in un fatto accaduto alla Smalp. Tuttavia, la
connotazione geo-culturale venne clamorosamente smentita poiché il soggetto
coinvolto non “quadrava” con lo stereotipo: si trattava infatti di un ufficiale
milanese, il sottotenente Fiorenzo, già allievo e ora comandante di plotone
della prima compagnia AUC, alle dirette dipendenze del capitano Beppo.
A quei tempi l’iter formativo degli ufficiali di complemento era piuttosto
articolato: al termine del corso i promossi acquisivano il grado di sergente-AUC
e venivano assegnati ai vari reparti. Nessun sergente-AUC rimaneva
direttamente alla Smalp. Al termine del cosiddetto “sergentato”, se supportati
dal parere positivo del comandante di reparto, gli aspiranti ricevevano la
stelletta. Contestualmente veniva loro comunicata la destinazione di prima
nomina, solitamente un reparto diverso dello stesso reggimento. Alcuni “neo-sten” venivano richiamati alla Scuola, per fungere da istruttori ai corsi AUC o
ACS.
Fiorenzo, fresco di stelletta, era appunto rientrato in Smalp da pochi giorni.
Proveniva dal battaglione Pieve di Cadore dove, come comandante degli
esploratori, aveva passato quattro mesi su e giù per le montagne: Antelao,
Pelmo, Civetta, Sorapis... (Una meraviglia! E che distanza, in tutti i sensi,
dall’addestramento formale della Smalp!)
Quel sabato pomeriggio, nel cortile della Cesare Battisti si erano svolte le
prove di un picchetto d’onore da allestirsi l’indomani per un visitatore straniero.
Trattandosi di un servizio festivo, l’incarico era stato rifilato a uno dei giovani,
arrivati da poco: il sottotenente Fiorenzo, per l’appunto. A prove ultimate,
l’ufficiale (bardato di sciabola, sciarpa, guanti bianchi e ghette) si accinse a ricondurre il suo plotone verso la palazzina AUC, inquadrato fronte quattro e a
passo di parata.
Con alcuni ordini secchi e impartiti senza esitazioni («Per fila sinistra, avanti
march!» «Plotone a sinistra march!» «Plotone a destra march!»), Fiorenzo
riuscì a effettuare la conversione a U nel piazzale e a guidare il plotone verso
destra, imboccando il vialetto che conduceva dritto alla palazzina AUC. Ciò lo
fece sentire come il comandante di una porta-cointaner che ha appena
guadagnato l’uscita del porto di Rotterdam.
Ma il sollievo fu di breve durata.
Sulla destra del plotone, circa “a ore una”, comparve la robusta figura del
colonnello comandante, che camminava spedito in direzione opposta. Aveva
appena svoltato l’angolo dello spaccio e stava, presumibilmente, dirigendosi
verso la palazzina comando. Il regolamento parlava chiaro: bisognava salutare
il colonnello, ordinando al plotone un “Attenti a…”. Notoriamente uno dei
comandi più complessi e ad alto rischio di figuracce.
Cercando di non farsi prendere dal panico, Fiorenzo analizzò la situazione
ripescando dalla memoria quanto appreso al corso: “il colonnello procede in
senso opposto, quindi la velocità relativa di avvicinamento è doppia. Devo
agire quando siamo a cinque-sei metri di distanza. Gli ordini si danno sempre 'sul sinistro'. A sei metri alzo la sciabola e grido: attenti a… Tutti alzano la
testa. Poi abbasso la sciabola sul presentat-arm. Bum! Tutti si girano di scatto.
Il colonnello si ferma e saluta. Quando sono passati tutti dico: fissi! E voilà: les
jeux sont faits!”.
Il colonnello si avvicinava inesorabile: era tempo di agire senza ulteriori
indugi.
«Attenti a… » urlò Fiorenzo sollevando la sciabola; quaranta teste si
sollevarono all’unisono.
Bene, il primo passo è fatto; al prossimo li faccio voltare. Oddìo: devo dire
Dest o Sinist? Cosa faccio? Ora abbasso la sciabola. Speriamo bene. Rien ne va
plus!
«... Sinist!» ordinò Fiorenzo, rendendosi immediatamente conto dell’errore
commesso. Ma la frittata era fatta. Davanti agli occhi esterrefatti del
colonnello, che nel frattempo si era bloccato sull’attenti per ricambiare il saluto,
sfilarono quaranta nuche tosate a sfumatura alta. Il colonnello riuscì in
extremis a bloccare la mano destra, già lanciata verso la tesa del Bantam e,
simulando un improvviso prurito, si grattò una guancia con evidente
disappunto.
Per puro caso, dalla parte opposta del vialetto, circa alla stessa altezza del
colonnello, stava transitando un carretto per la raccolta foglie, munito di bidone
metallico e di ramazza. Lo spingeva l’alpino Quinson, in forza al Minuto
Mantenimento e prossimo al congedo, che, inaspettatamente, fu gratificato del
saluto di un plotone AUC in pieno assetto da parata. La reazione di Quinson fu
prontissima e, a suo modo, geniale: afferrò la ramazza e, brandendola alla stregua di un moschetto 91, si esibì in un perfetto presentat-arm, riuscendo a
strappare un sorriso persino all’austero colonnello comandante.
Il “Fissi!” impartito da Fiorenzo pose pietosamente fine all’incidente.
Le conseguenze dell’episodio furono meno gravi del previsto: in virtù della
sua limitata esperienza, e forse grazie alla presenza di spirito di Quinson,
Fiorenzo se la cavò con una bottiglia di Vin Blanc de Morgex: una sanzione più che equa, per un fatto del genere.
Quinson non venne sanzionato, anzi ufficiosamente gli venne riconosciuto il
merito di avere risolto positivamente la situazione.
Per alcuni giorni circolò la voce che, a breve, sarebbero stati forniti dei nastri
rossi, o addirittura dei barattoli di vernice, a tutti gli ufficiali di prima nomina.
Fortunatamente non successe nulla.
Il colonnello comandante era proprio una brava persona.
E forse non aveva il budget per ordinare il materiale.
Mario Grigioni - Ha frequentato il 48° corso AUC nel 1967. Dopo il periodo da sergente
presso il battaglione Pieve di Cadore, ha prestato servizio di prima nomina
alla Smalp, come comandante di plotone alla Prima compagnia AUC ed istruttore
di trasmissioni del 50° e 52° corso AUC.
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