Gli
sbandati del Don Chi
erano costoro? Erano resti di reparti, con capi o senza capi, con armi e munizioni,
senza munizioni, con armi prese al nemico, divisi e superstiti dalle tremende
spallate nemiche: quelli che non seguivano la colonna andavano verso l'Ovest per
istinto, come gli uccelli che trasmigrano.
Vi
erano gruppi piccoli, grossi, piccole colonne, con negli occhi il sonno, la fame,
l'agguato e la gelida tormenta. Potevano essere facile preda del nemico al quale
si opponevano con le forze della disperazione. Erano ben piccola cosa nella gigante
tenaglia nemica, dalla forza immane, composta da centinaia di migliaia di uomini:
il XVII corpo corazzato, la prima e la terza armata della Guardia, la sesta armata.
Questa forza aveva a disposizione cinquemila cannoni e mortai, cinquecento carri
armati. Da parte nostra si opponevano: cinquantamila uomini in movimento; pochi
cannoni, e quelli anticarro erano quasi tutti impotenti contro le corazze nemiche;
nessun mezzo corazzato; scarso equipaggiamento e mancanza quasi assoluta di vettovaglie.
La
ragione della formazione degli sbandati nasceva proprio da questa sproporzione
di forze, che costringeva i nostri a frantumarsi nella battaglia, anche se vittoriosi.
COn la vittoria bisognava proseguire subito verso ovest, per non perdere tempo
prezioso, per non dare tempo al nemico di arrivare sul posto con rinforzi. Chi
passava doveva andare avanti, perché erano battaglie di sfondamento dei
vari anelli della sacca, che si potevano richiudere da un momento all'altro. Così,
in coda ed ai margini, reparti e gruppi venivano invischiati, trattenuti, impegnati
più a lungo, assottigliati, divisi. Quelli che erano passati non potevano
pensare a costoro per l'imposizione particolare della battaglia, che aveva caratteristiche
a se stanti non codificate nei testi di strategia militare.
Era
una lotta che obbligava a lasciare il fratello insepolto, e non tornare indietro
a cercarlo per non cadere progioniero. Molti avevano un fratello nello stesso
reparto, cosa dovuta al tipo di reclutamento alpino.
Molti
sbandati stavano in coda alla colonna combattente ed uscirono dalla sacca con
essa; gli altri, selezionati dalla steppa e dai combattimenti che superavano come
potevano, uscirono per altre vie. Quelli che stavano in coda alla "Tridentina"
erano delle tre divisioni alpine, fanti, tedeschi, ungheresi; ma si trovavano
in posizioni diverse: molti erano stati liberati dalla prigionia durante i combattimenti;
altri erano prostrati, feriti e congelati; altri ancora erano dei servizi, e quindi
non portati al combattimento se non premuti da una situazione impellente ed obbligata;
c'era chi portava in salvo i feriti, caricati su slitte, compiendo un dovere;
infine quelli che, senza capi e senza munizioni, seguivano per forza d'inerzia.
Negli alpini si manteneva una particolare compattezza e dignità.
Tra
gli sbandati che riusciono a raggiungere la colonna, vi erano quelli che ritrovavano
un embrione del proprio reparto e rientravano nei ranghi; gli altri, poi, quando
scoccò l'ora di Nikolajewka, il 26 gennaio 1943, si scatenarono come forze
di rincalzo contro l'abitato; e questa massa mise in fuga precipitosa il nemico,
che aveva già vacillato per l'ardire e il sacrificio di quelle sparute
schiere di eroi buttatesi contro un nemico tanto più numeroso, forte di
armi, fresco d'energie, in posizione elevata, coperto e in difensiva.
Tra
gli sbandati vi furono anche dei decorati al valor militare: conferma questa che
lo spirito non venne meno, o che galvanizzati dalla battaglia, per la vita o la
morte, seguirono la via del dovere.
Vittorio Zanotti Torna
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