Presentazione di "In Punta di Vibram"
Cliccando
con il mouse sul nome di un autore fra quelli evidenziati, si aprirà una
finestra contenente un breve estratto del suo racconto. In
punta di Vibram racconta, per mezzo di numerose voci (alcune delle quali già
note al pubblico) una delle storie meno conosciute, ma tra le più suggestive,
dell'esercito italiano nel secondo dopoguerra: l'ultimo periodo di vita della
Scuola Militare Alpina, che per quasi un secolo è stata la fucina degli
ufficiali e sottufficiali di complemento, di coloro cioè che sarebbero
andati a comandare i mitici Alpini, solo a condizione di superare un corso tra
i più duri, qualificati e selettivi del mondo (prerequisito forse irrinunciabile,
se si voleva avere il rispetto di quei rudi e tosti montanari
). Una storia
narrata dagli stessi protagonisti, e quindi non ufficiale (anche se scritta da
ufficiali), ma disincantata, a volte umoristica, a volte commossa, altre un po'
sbruffona, com'è giusto che sia, parlando di buoni soldati.
Vogliamo
anticiparvi qui alcuni degli autori più famosi, fra coloro che hanno contribuito
a dar vita a quest'opera: Mario
Rigoni Stern, che da subito ne ha apprezzato spirito e finalità, come
lascia trasparire nel finale dello splendido, denso, evocativo brano che ci ha
"regalato"; Bruno
Pizzul, che con entusiasmo ha rievocato quello che lui stesso definisce "il
periodo più bello e coinvolgente" della sua vita, pur anteponendo
un memorabile "distinguo"; Simone
Moro, l'alpinista famoso in tutto il mondo, che ha narrato uno degli episodi
più salienti e allo stesso tempo più "alpini" della sua
intensa attività; Cesare
Di Dato, il generale della riserva che da anni dirige "L'Alpino",
la rivista che l'Associazione Nazionale Alpini distribuisce in tutta Italia ai
propri iscritti, il quale ha lasciato una testimonianza che ci riempie d'orgoglio
tanto più, in quanto deriva da una fonte autorevole ed esterna, per quanto
a noi da sempre vicina, quella degli ufficiali in servizio permanente effettivo.
Paolo Berardengo,
il capo redattore dell'ufficio centrale di Quotidiano Nazionale, che ha rappresentato
un gustoso dialogo col padre, già comandante della Scuola e Carlo
Gobbi, il decano della "Gazzetta dello Sport", che propone un fulminante
affresco dei mesi trascorsi ad Aosta, hanno contribuito ad elevare lo spessore
stilistico ed il "tasso" letterario dell'antologia. Mainardo
Benardelli, diplomatico di carriera, ci ha regalato un racconto feroce e allo
stesso tempo toccante, nel quale - nello spazio di poche pagine - è riuscito
non solo ad affrescare la sua naja, ma a fornire un autentico spaccato sulla sua
vita, sempre in giro per le nostre missioni di tutto il mondo.
Ma
In punta di Vibram è veramente un'opera corale, ed accanto
ai contributi fino ad ora citati sarà possibile trovarne molti altri, magari
forniti da personaggi non altrettanto famosi, il cui valore letterario ed evocativo,
però, non risulterà minore. Vorremmo citare, fra gli altri: Filippo
Pavan Bernacchi, autore di due fortunati romanzi squisitamente alpini (La
Penna dell'Aquila, Bellavite, Lecco, 2000 ed Operazione Erode, Bellavite,
Lecco 2003), che ha fornito alcuni estratti provenienti da entrambe le opere.
Guido Aviani Fulvio,
originale, autentica figura di scrittore-editore-storico "alpino" (ha
pubblicato "Comandi!", Udine, Arti Grafiche Fulvio, 1997, il
romanzo ambientato alla Smalp che qui viene citato, ma anche altre opere storiografiche
sugli Alpini, fra cui il memorabile I fantasmi della Vojussa, Udine, Arti
Grafiche Fulvio, 2000). Paolo
Chirico, l'autore de La Polveriera (GL Ars Edizioni, 1997). Filippo
Rissotto, l'autore de La Cinque (De Ferrari, Genova, 2001) oltre a
fornire alcuni contributi, ha coordinato la parte più prettamente letteraria
di quest'opera. Tra un racconto e l'altro si troveranno inseriti brani scelti
o inediti di tutti quegli Autori che, dopo aver frequentato la Scuola Militare
Alpina nel secondo dopoguerra, hanno pubblicato opere letterarie in essa ambientati.
Dietro ogni angolo, inoltre, sarà possibile trovare l'episodio gustoso,
bruciante, significativo di un'intera epoca, narrato dall'ex AUC che nella vita
civile si è occupato di tutt'altro, rispetto alla letteratura, ma che ha
conservato dentro di sé un qualcosa, che ha atteso dieci, venti, a volte
trent'anni, per essere espresso e narrato agli altri. Manuel
Principi, autore di 460 all'alba (Musumeci, Aosta, 1999-2003), l'avvocato
milanese che è uno degli speaker ufficiali delle adunate azionali ANA,
e ci ha raccontato proprio l'emozione provata durante il raduno di Aosta del 2003.
Grazie
alla fortuna e ad un paziente lavoro di amalgama dei singoli contributi, però,
il libro potrà e dovrà essere letto come un'unica avventura, che
si snoderà dapprima attraverso i muri della Cesare Battisti (la caserma
sede della Scuola) e gli impervi sentieri dei monti aostani; poi si dipanerà
attraverso tutti o quasi i reparti del Quarto corpo d'armata, dove gli ex-allievi
svolsero il loro servizio da sergenti e da sottotenenti, in mezzo agli Alpini;
infine, collegherà tra loro i vari modi di ricordare e di mantenere viva
quell'esperienza unica, per lo più attraverso una rinnovata voglia di fare,
di agire, tra i monti, nelle strutture del volontariato dell'ANA o, più
semplicemente, nella gioia di ritrovarsi tra vecchi amici.
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