Presentazione di Corrado Perona
 

Sono davvero felice di salutare questa nuova iniziativa editoriale: in qualche modo è un segno che i tempi passano e cambiano, ma che i ricordi degli Alpini sono sempre vivi; ed è pure il segno che è ancora facile trovare fra loro chi abbia voglia di raccontare la sua significativa esperienza. Perché sono convinto che una persona, un complesso – in primo luogo quello militare, altrimenti noto come “reparto” – scompaiono definitivamente quando anche l’ultima traccia del loro passaggio su questa terra è inghiottito dall’oblio. La memoria umana è labile.

Non così, fortunatamente, per gli Alpini: gli Alpini sono tenaci, hanno sentimenti vigorosi, sono memori del loro passato, devoti ai loro Caduti e terribilmente attaccati alla caserma che li aveva visti entrare ragazzi ed uscirne uomini temprati. Testimonianza di questi sentimenti sono ad esempio le centinaia di lettereche Alpini di ogni grado inviano alla Sede nazionale: in questi casi, allo smarrimento provato nel vedere le lugubri occhiaie vuote delle finestre della “loro” caserma in disfacimento, fa riscontro uno struggente ricordo dei momenti altamente formativi ivi trascorsi, nell’epoca d’oro della Specialità, magari fra mugugni e sante imprecazioni.

Perché questo libro s’intitola “La Cinque”? Perché “Cinque”, nell’inverno ’85-’86, era presso la Scuola Militare Alpina il nome ed il numero progressivo di quella camerata di allievi ufficiali del 121° Corso, cui apparteneva l’AUC Filippo Rissotto, genovese, autore del libro. La prima edizione de “La Cinque” era già stata favorevolmente recensita da L’ALPINO nel febbraio 2002. La seconda edizione si accresce di un’inedita e sconcertante appendice, dal titolo “Quando spiavo gli Alpini” che, sfruttando la medesima ambientazione, ci narra la storia di un agente dei servizi segreti mandato ad indagare sui presunti rapporti tra un movimento politico vagamente separatista e le truppe alpine.

Siamo in presenza, in pratica, di due volumi riuniti sotto unico registro, pur se scritti in tempi – e con finalità – diverse. I principali pregi di queste due opere sono la semplicità e la scorrevolezza, che mi paiono particolarmente adatte ad introdurre al mondo degli Alpini anche i profani, qual era in partenza lo stesso autore, come si capisce bene fin dalla prima pagina. Ma devo ammettere che anch’io, allievo del 6°Corso ASC della Scuola Militare Alpina, leggendo queste pagine mi sono improvvisamente ritrovato immerso in quella realtà prepotente, fatta di levatacce, di giri di corsa, di marce estenuanti immerse nei panorami fra i più suggestivi dell’arco alpino; fatta anche di una disciplina ferrea, si capisce, ma sempre con quel tocco di umanità, tipica degli Alpini di qualunque grado ed in ogni circostanza, che i nostri istruttori seppero trasmetterci così bene.

Vedo dunque con favore questa nuova edizione de “La Cinque”, anche in quanto costituisce una delle pietre miliari della letteratura “smalpina” dell’ultimo scorcio di secolo, sfociata nel recente In punta di Vibram, l’antologia che ha riscosso un grande successo e della quale proprio Rissotto è stato uno dei principali motori.

Ed ora questi due volumi, l’uno ampliato, l’altro confermato, dovrebbero dare inizio ad una vera e propria collana letteraria, cui saranno affiancate altre iniziative nel campo dell’oggettistica – rigorosamente alpina è ovvio, così com’è ovvio che tutto il ricavato di tali operazioni andrà alla Fondazione Don Gnocchi. Anche per gli ex frequentatori della SMALP vale il motto: “L’alpino non sta bene se non fa del bene”.

Mi auguro che dopo questo esordio la collana dedichi uno scritto anche agli Allievi comandanti di squadra (ACS) ed agli Allievi sottufficiali di complemento (ASC), cui spetta lo stesso posto d’onore di chi ha frequentato, con analoghi ritmi e dedizione, la SMALP.

Consiglio la lettura di questo libro a chi ha fatto l’Alpino e a chi non lo è stato ed anche a chi voglia provare a capire perché noi Alpini siamo un po’ diversi dagli altri e perché, a distanza di anni, ci resti ancora tanta voglia di fare... e di farlo bene.

 

Corrado Perona
Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini

 

 

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