Presentazione de "La Cinque"
a cura del Comitato Editoriale de "L'Impronta degli Alpini"

 

Questo libro costituisce la seconda iniziativa del comitato editoriale che nel 2004 ha esordito con l’antologia di racconti alpini In punta di Vibram. Il successo di quell’opera (più di quattromila copie vendute nei primi due mesi, risultato davvero clamoroso se si considerano gli strumenti “artigianali” di divulgazione), ci ha convinti a proseguire l’impegno, lungo un percorso così felicemente tracciato.

Abbiamo scelto di dare alle stampe, come secondo passo… in punta di Vibram, proprio la riedizione di una delle opere più significative della letteratura “smalpina”: La Cinque di Filippo Rissotto, uno dei testi che hanno ispirato la nostra voglia di ricordare e di “fare insieme”.

Parzialmente “rinnovato” da minimi interventi stilistici e di approfondimento psicologico, La Cinque esce ora insieme al racconto Quando spiavo gli Alpini, opera inedita e più matura, che miracolosamente – ma non a caso, come spesso avviene per le cose fatte “col cuore” – riesce a completare un percorso letterario ed introspettivo iniziato da Rissotto quindici anni or sono.

Per questa nuova avventura dobbiamo anzitutto ringraziare Vibram S.p.A. e l’editore Arterigere/Essezeta, i quali – prima ancora di vedere compiutamente definito il progetto – ci hanno gratificato della loro fiducia ed hanno condiviso il nostro entusiasmo.

Grande riconoscenza esprimiamo anche a De Ferrari di Genova, primo editore de La Cinque e titolare insieme all’autore dei diritti sul romanzo: entrambi solidali con la nostra iniziativa, hanno svincolato l’opera, dandoci la possibilità di proporla ad intero beneficio della Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS.

Confermato il destinatario del ricavato, resta immutato anche l’intento “ideologico” (ci si perdoni il termine “pesante”) di In punta di Vibram: divulgare il significato dei termini “essere Alpini, sentirsi Alpini” in un momento in cui, crediamo, ve n’è particolare bisogno.

La recente ristrutturazione delle Forze Armate, con l’abolizione della leva e la creazione di una nuova categoria di soldati professionisti, sarà pure frutto di considerazioni mirate ad una prospettiva di razionalizzazione dei costi e di maggiore efficacia operativa: resta il fatto che da un giorno all’altro è stata preclusa ai giovani italiani la possibilità di vivere un’esperienza ricca, preziosa e gratificante come l’anno di naja (non parliamo di tutta la naja, naturalmente: parliamo essenzialmente della naja alpina, che ben conosciamo). Allo stesso tempo, più nessuno regalerà un anno della propria vita in difesa della propria gente, ricevendone in cambio il caldo affetto. Evidentemente esistono altre possibilità, per i giovani italiani, di dedicarsi all’impegno civile ed umanitario. Riteniamo però che il servizio militare svolto fra gli Alpini, con quelle sue caratteristiche – fra le altre – di forzata e forzosa convivenza e condivisione delle esperienze, resti un qualcosa di irripetibile.

Ma – come sa bene l’Associazione Nazionale degli Alpini – occorre fare i conti con la Storia e confrontarvisi, anche quando le proprie speranze restano disattese. Per questo motivo, sia In punta di Vibram che La Cinque vogliono essere non solo testimonianze rivolte al passato, ma anche citazioni per gli attuali Alpini, da affiancare magari (con il dovuto rispetto e fatte le debite proporzioni) ad altri esempi che la letteratura alpina ha offerto in passato.

Nel suo racconto pubblicato su In punta di Vibram, Mario Rigoni Stern affermava che “sono cambiate divise e armi, attrezzature alpinistiche e modi di andare in montagna, modi di dire, metodi d’istruzione, alimentazione… ma in fondo è pur sempre la montagna a imporre le sue regole e ad insegnare un comportamento”. Questo concetto, che tanto ci inorgoglì quando capimmo che era rivolto a noi, Alpini di leva in tempo di pace, può probabilmente essere allargato agli attuali Alpini, professionisti e protagonisti di missioni – almeno sulla carta ed in linea di principio – di pace: le regole della montagna, fatte di rispetto, di attenzione alla vita, collaborazione e fraternità, sono tuttora valide.

Proprio a loro quindi vorremmo essere vicini con questo libro, perché la tradizione, che abbiamo appreso da altri e vissuto come “Alpini di leva”, continui.

 

Paolo Zanzi
Cipriano Bortolato
Carlo Fanti

 

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