Al di là dei monti e del tempo Nota del Comitato Editoriale "L'Impronta degli Alpini"
Le Lettere da Yol giungono ad arricchire ed impreziosire la collana "In Punta di Vibram", iniziata nel 2004 con la fortunata antologia da cui ha preso il nome, e giunta in breve tempo alla sua quinta pubblicazione. Oltre all'impegno umanitario, che pure continua a motivarci fin dal primo giorno, vorremmo confermare con quest'opera anche la nostra volontà di recuperare all'attenzione ed alla memoria degli Italiani le opere ed i pensieri di persone che ben operarono, ispirati a volte da ideali fallaci o subdolamente imposti da un regime, ma anche da altri ideali, ben più profondi, che per molti versi risultano tuttora validi. Si tratta di un percorso che probabilmente ha già toccato il suo vertice spirituale in occasione della terza pubblicazione (G. AGNINI, Don Carlo Gnocchi alpino cappellano ), ma che può attingere ispirazione da moltissime altre fonti: già in passato abbiamo voluto illustrare i percorsi psicologici degli allievi che frequentarono la Scuola Militare Alpina nell'arco di quasi cinquant'anni (da Mario Rigoni Stern, attraverso Bruno Pizzul e Simone Moro, fino agli allievi dell'ultimo corso AUC dell'Esercito italiano). In questa raccolta di lettere (cui fanno da corollario e complemento i diari di altri tre ufficiali italiani) viene ricostruita l'esperienza interiore - e non solo - di un alpino italiano, prigioniero di guerra nel campo inglese di Yol, alle pendici dell'Himalaya. Chissà quanti Alpini si sono chiesti cosa avesse provato veramente il proprio genitore, quando toccò a lui vivere un'esperienza analoga alla loro, magari in tempo di guerra; chissà quanti avrebbero voluto ascoltare le sue narrazioni in diretta, e non a distanza di decenni; chissà quanti non hanno avuto nemmeno la possibilità di ascoltarne i ricordi. Ebbene, quest'opera ci offre la possibilità di ascoltare dal vivo le parole di Gualtiero Benardelli, allievo del 3° corso per ufficiali degli Alpini, e successivamente fra i quadri del "Pieve di Cadore" e del "Vestone", il battaglione in cui militò anche Rigoni Stern. Volontario a Fiume, esploratore, studioso, comandante di una banda d'irregolari in Somalia durante la Seconda Guerra Mondiale (rispettato ed ammirato dagli stessi Inglesi, prima come combattente e poi come prigioniero), dopo la guerra funzionario governativo all'estero fino al grado di Ambasciatore, Gualtiero fu anche un alpino-alpinista, come testimoniano le sue lettere e l'eco delle imprese compiute da lui, come da altri Italiani, in quel campo di prigionia alle pendici dell'Himalaya. Le sue narrazioni, impregnate di quell'amore per la montagna che lo accompagnò per l'intera esistenza, risulteranno sempre corredate dagli affetti per i cari lontani, il padre, la madre, i fratelli; dalle preoccupazioni per le loro condizioni in un'Italia lacerata dalle bombe e dalla guerra civile; dal continuo, insistito tentativo di tranquillizzarli riguardo alle proprie. Il compito che ci assumiamo, quindi, è quello di riportare fedelmente le parole e, attraverso di esse, i pensieri e i sentimenti dei nostri avi: per rammentarne gli errori e non ripercorrerli, per ammirarne le prodezze e ricercare nelle nostre cellule la sopravvivenza delle migliori parti di loro. Ma anche perché il passato non risulti confuso in un anonimo e impersonale susseguirsi di Grandi Avvenimenti, quasi che essi non avessero riguardato uomini in carne ed ossa.
Il Comitato Editoriale de "L'Impronta degli Alpini" Paolo Zanzi - coordinamento generale
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