Natale
1942 al fronte russo Già l'anno prima il Natale si era risolto, per il Corpo di spedizione in Russia, in una giornata di lotta furibonda e improvvisa, poiché i Russi erano usciti inaspettatamente dalla calma, proprio sul fronte degli Italiani: se non esclusivamente con l'acre proposito di profanare la dolcezza religiosa del giorno natalizio, almeno nel facile intento di operare una azione di sorpresa. E davvero dovette essere un risveglio brutale e una sfida cocente quell'allarme gridato di casa in casa, di fortino in fortino, quando già l'atmosfera della notte santa, calda di fiati e di canti sommessi si disponeva a intimità di presepe e di focolare e i pensieri dei soldati si facevano lontani e sognanti dietro il suono raffreddato e pretenzioso delle fisarmoniche. Quest'anno poi, se anche davanti alle linee della nostra Divisione il nemico non dava segno di vita, si sapeva troppo bene che, su tutto il fronte, l'Armata italiana era, ormai da quindici giorni, impegnata in una lotta mortale, impari e sfortunata, per consentire anche ad un uomo solo di abbandonare la linea ed assistere alla Messa natalizia. Quella notte anzi: le sentinelle raddoppiate, uomini ai pezzi, scarpe ai piedi e arresti in vista per gli ufficiali. Moriva il cuore al Cappellano ed agli alpini che avevano lavorato per settimane a preparare nelle baracche perdute nella neve, altari di festa, presepi di fortuna (l'Edolo lo aveva scavato a tutto rilievo in una grotta gessosa del Don e non vi mancava l'arrotino in faccende, né le oche placide sul laghetto bianco) e a far prove dei cori per la Messa, fino alla mezzanotte (piano ragazzi che è già il "silenzio" e io non voglio grane col capitano! ); ma la guerra ha purtroppo leggi di ferro e bisognava sapersi "arrangiare". Allora l'altarino fu elevato nella buca del Comando di Battaglione, tra le travi che sostenevano la volta (e sembravano colonne di catacomba) e tra le sandaline dei fili telefonici che uscivano a fasci sulla steppa bianca, verso le linee del fuoco, fino ai Comandi avanzati di Compagnia e alle Batterie in allarme. Nella notte, fosforescente di stelle e di neve, ogni uomo ed ogni cosa stava sospesa nell'atmosfera trepida della miracolosa attesa. Il Comandante di Battaglione è al telefono da campo. "Ragazzi, la Messa è incominciata. Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo", dice con voce inesperta e accento spiccatamente bresciano. "Ora siamo (come si dice Cappellano?) siamo all'Offertorio! È l'Elevazione". Alpini: "Attenti! Presentat'arm!". Lungo i camminamenti coperti di neve, il comando passa da uomo a uomo, sussurrato nella notte vitrea ed ansiosa e gli alpini, con gli occhi fissi al nemico, scattano sull'attenti, dinnanzi al Signore che scende contemporaneamente sull'altare da campo, nel dolore della steppa infinita, e sugli altari delle Chiese d'Italia, festanti di luci e di incenso. Don Carlo Gnocchi Torna
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