Alpini addestrati In punta di Vibram
Un volume di racconti scritti da ex allievi della Scuola militare alpina di Aosta, tra i quali Mario Rigoni Stern

di Giovanni Lugaresi
Il Giornale di Brescia, 10 novembre 2004

Quando l’Ana organizzò la sua annuale adunata ad Aosta, due anni or sono, la «motivazione», bene espressa dal generale Cesare Di Dato, direttore de «L’Alpino» fu che la Scuola militare alpina di Aosta «è stata la nostra università». In effetti, tra Aosta e Penne nere il rapporto era sempre stato stretto fin dalla fondazione del Corpo, 132 anni fa; un rapporto diventato ancora più solido quando nel 1934 era stata costituita la Scuola centrale militare di alpinismo: conseguenza di una approfondita analisi del comportamento delle truppe italiane sui fronti alpini e dolomitici della Grande guerra. La proposta di costituire questa realtà era stata avanzata nel 1933 dal capitano Giorgio Fino e l’anno successivo, ecco il risultato.
In questo 2004 si sono dunque ricordati i settant’anni della nascita di una istituzione alla quale sono legati migliaia di ufficiali alpini. Fin da subito, proprio per merito della formazione ricevuta in questa Scuola, furono conquistati allori sportivi di rilievo. Si pensi soltanto alle vittorie per tre anni consecutivi (1935-1937) del trofeo Mezzalama, considerata la più importante manifestazione sportiva di sci alpinismo internazionale, e l’oro olimpico nella specialità «pattuglie» ai Giochi di Garmisch-Partenkirchen del 1936 (prima medaglia italiana nella storia degli sport invernali).
Ancora: nel 1941 nacque quello che viene ritenuto il «non plus ultra» della Scuola, e probabilmente delle Truppe alpine più in generale: il battaglione Monte Cervino, composto inizialmente da 340 uomini scelti fra gli ufficiali e i sottufficiali, e altro personale, del Quarto o di altri reggimenti. Va sottolineato che il «Monte Cervino» ha una storia «incredibile e commovente». Costituito e distrutto per due volte consecutive nel Secondo conflitto mondiale, fu insignito della medaglia d’argento al valor militare per la campagna in Albania e della medaglia d’oro per quella di Russia.
Ora, proprio per i 70 anni di Aosta, ecco una singolare iniziativa di un gruppo di persone (già allievi ufficiali di complemento della Scuola aostana) affratellate da una comune esperienza del tempo che fu. All’insegna del «Ricordare e raccontare», ecco un volume: «In punta di Vibram» ( € 16,50) il cui ricavato andrà a favore della Fondazione Don Carlo Gnocchi, l’eroico cappellano della Tridentina che, reduce della campagna di Russia, si dedicò all’assistenza di mutilatini e orfani di guerra, concludendo la vincenda terrena col dono delle cornee. Il volume raccoglie sessantasei racconti scritti da trentasette ex allievi della Scuola militare alpina di Aosta. In apertura, anche un contributo di Mario Rigoni Stern, scritto e donato per l’occasione. Si tratta di un racconto breve che fornisce un quadro completo «delle emozioni di un giovane alpino dell’epoca, addestrato alla Scuola centrale militare di alpinismo» e che traccia nel contempo «il dramma di un’intera generazione caduta sui campi di battaglia di Francia, Albania, Grecia, Jugoslavia, Russia, nella guerra di Liberazione e nei campi di concentramento».
Il titolo del volume, se appare scontato per chi frequentò la Scuola di Aosta e per le penne nere più in generale, lo è meno per il lettore comue. Che c’entra il «vibram»? Il fatto è che le penne nere calzavano scarpe con la suola Vibram.
Ma veniamo ai contenuti, articolati in tre parti. «Alla Scuola militare alpina» descrive il periodo dell’allievo dalla visita di leva alla fine del corso; «Il servizio di prima nomina: comandanti di Alpini» presenta le fasi più significative nella vita operativa di un sottotenente, ma anche alcuni episodi memorabili ed intriganti. «Un servizio che non finisce, un retaggio che non si dimentica», infine, descrive e spiega come sia impossibile smettere di sentirsi ed essere alpini. Ogni capitolo è introdotto da Filippo Rissotto ed è accompagnato da un disegno originale e inedito di Guido Vedovato. Oltre al contributo di Rigoni Stern (la «chicca» del libro), ricorderemo per fare qualche esempio, quelli di Bruno Pizzul, Carlo Gobbi, Paolo Berardengo, Simone Moro, Mainardo Bernardelli, Filippo Pavan Bernacchi, Manuel Principi, Paolo Chirico, Guido Aviani, Fulvio e Filippo Rissotto.
Il volume sarà presentato ufficialmente sabato 20 novembre alle 16.30 al Teatro Mario Apollonio di Varese. L’incontro, condotto da Bruno Pizzul e Filippo Rissotto, vedrà gli interventi di Mario Rigoni Stern, mons. AngeloBazzari, Ambrogio Merlo, Nelson Cenci, Giuseppe Parazzini, Cesare Di Dato (autore del capitolo conclusivo del libro), Simone Moro, alpinista medaglia d’oro al valor civile per un salvataggio compiuto in Himalaya, Antonio Verdelli, Paolo Zanzi. Trattandosi di un incontro alpino, non mancheranno i canti della tradizione «scarpona».

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