Il vero Ufficiale 'anziano'
di Luigi Neirotti

 

Novembre 2005, Luigi era in ritardo e cercava di arrivare all’appuntamento destreggiandosi nel traffico di Milano del sabato mattino.
Appena arrivò Gianni, che lo aspettava sul marciapiede sotto casa, gli si fece incontro. Luigi lo individuò immediatamente per via di quel suo portamento fiero e imponente, di “giovanotto” appena novantenne che avrebbe fatto impallidire qualunque recluta odierna.
Gianni, in effetti, era stato ufficiale di complemento in artiglieria. Studente d’ingegneria al Politecnico di Milano, nel 1939 era stato costretto ad arruolarsi nell’Esercito, ed aveva deciso di farlo come allievo ufficiale. Dopo il corso a Salerno, nominato sottotenente, aveva combattuto in Grecia, in Africa ed in Sicilia, aggregato al suo reparto, la 29a Batteria del Gruppo Cremona, alla Divisione “Hermann Göring” dell’Afrika Korps, comandata dall’allora Tenente Generale Erwin Rommel.
“Mi hanno fatto viaggiare all’estero”, soleva scherzare nel ricordare quegli eventi.
A Gianni, tuttavia, non piaceva molto ricordare i tempi della guerra e la sua esperienza di un periodo così buio, crudele e disumano. Concedeva solo qualche piccolo ricordo, di tanto in tanto, ma solo se obbligato dalle circostanze o per dovere di cortesia.
Luigi era stato un ufficiale di complemento in epoca recente, negli anni ’80, in tempi di terrorismo e di guerra fredda ed aveva svolto con impegno i numerosi servizi armati a cui era stato chiamato. Molte volte si era domandato come poteva essere stata l’esperienza di ufficiale di complemento in guerra. Inoltre, quale appassionato di storia, era sempre affascinato dall’idea di poter apprendere dalla viva voce di un testimone oculare qualche ricordo o qualche episodio vissuto in prima persona.
Gianni salì in auto e salutò affettuosamente Chiaretta, Francesca e Marcolino che sedevano dietro. Per loro Gianni era semplicemente il bis-nonno.
Luigi prese la direzione della tangenziale e per non sbagliare percorso avviò il sistema di navigazione satellitare.
Gianni rimase incuriosito ed interrogò Luigi su quella strana cartina luminosa che campeggiava al centro della consolle dell’auto.
Luigi spiegò a Gianni come funzionava il sistema, gli fece vedere la posizione esatta di longitudine e latitudine, il tempo a destinazione, la distanza in linea d’aria, lo sviluppo stradale.
Gianni era molto affascinato dai più moderni sviluppi tecnologici e soleva ripetere: “sono nato troppo presto”. Per un ufficiale d’artiglieria un sistema di navigazione satellitare con cartografia a bordo era effettivamente interessante.
Intanto il viaggio proseguiva in autostrada.
Ad un certo punto Gianni chiese a Luigi:
- A quanti giri-motore stai andando?
–Circa tremila – rispose Luigi.
- Bene – disse Gianni – stai andando a circa novanta-cento all’ora.
Luigi rimase sbalordito:
– E’ esatto, come ha fatto? - domandò.
– Beh, semplice – rispose Gianni – basta moltiplicare per 33 i giri del motore divisi per mille, è una regola meccanica. Sai, noi facevamo tutto a mente, non avevamo molti strumenti.
Luigi rimase affascinato ed incassò il colpo. Tanto per riprendersi, cercò di approfittare della circostanza per portare il discorso sui ricordi di guerra.
Gianni gli diede un po’ corda e gli spiegò che quando era in Sicilia era incaricato di compilare la cartografia.
- Qualche mese fa – disse Gianni - ho ritrovato a casa mia le cartine del periodo militare. Alla fine della guerra pensavo di aver distrutto tutto ed invece sono saltate fuori. Pensa, ci sono ancora segnati tutti gli obiettivi che dovevamo colpire.
- Davvero? – chiese Luigi
Sì,- rispose Gianni, - ma è un’attività che non mi è mai piaciuta. Noi non volevamo sparare sui centri abitati. Erano i tedeschi che ci obbligavano. Noi gli dicevamo sempre: “dobbiamo proprio colpire le persone?”
Luigi s’intristì nel sentire queste cose. Gianni però intervenne subito, dicendo:
- Be’, quando potevamo, però, indicavamo obiettivi diversi, cercavamo per quanto possibile di non sparare sui civili.
Luigi apprezzò molto questa confessione.
Il discorso si spostò sulla guerra d’Africa. Gianni tuttavia rimaneva sul generico e non voleva entrare troppo nei particolari.
Luigi cercava di approfondire, ma Gianni, ad un certo punto, fece finta di essere stanco.
Luigi si scusò per le troppe domande, ma Gianni lo rassicurò dicendo che gli faceva piacere che un giovane s’interessasse a quello che aveva vissuto la sua generazione.
Alla sua età, a novant’anni, Gianni poteva permettersi il lusso di far finta di essere stanco per non rispondere a certe domande. Gianni pensava che la guerra era una cosa troppo brutta per essere ricordata nei particolari.
Intanto la strada scorreva veloce in mezzo ai ridenti campi della Lombardia e Gianni era contento di poter fare un piccolo viaggio con i suoi pronipoti, che nemmeno potevano immaginare quanta crudeltà e quanta ferocia avevano insanguinato l’Italia solo sessanta anni prima.

Luigi pensò che Gianni, per la sua saggezza e grande umanità, era un vero ufficiale “anziano” da cui prendere esempio. Un ufficiale che amava la pace sopra ogni cosa, perché aveva provato l’orrore della guerra.

 

Luigi Neirotti, tenente degli Alpini ed istruttore militare di sci, è stato allievo scelto del 113° Corso AUC della Scuola Militare Alpina di Aosta. Ha svolto il servizio di prima nomina nel Reparto Comando e Trasmissioni della Brigata Alpina Taurinense. Sposato con tre figli, vive a Milano. Avvocato d’affari, è socio di un grande studio legale ed assiste imprese nazionali ed internazionali.

 

Torna alla pagina iniziale