Gualtiero Benardelli
Biografia
Gualtiero Benardelli (Cormòns, 22.02.1904 – Gorizia, 26.01.1972), funzionario coloniale e diplomatico, partecipa con D’Annunzio al “Natale di Sangue” del 1920. Laureatosi a Firenze in Scienze sociali, economiche e politiche, frequenta a Pola tra il 1925 e il 1926 il 3° corso Allievi Ufficiali Alpini e presta il servizio di prima nomina presso i Battaglioni “Pieve di Cadore” e “Vestone”.
Entrato nel Ministero delle Colonie nel 1929, assume servizio a Mogadiscio. Dopo l’inizio della guerra, costituisce una banda di 300 irregolari, denominata “Banda del Commissario Benardelli”, con effettivi dei clan dei Merrehan e Digodìa, che entrano in operazioni il 10 luglio 1940, nella zona che porta da El Uack a Uager. La Banda si scioglie nel febbraio 1941 ed a Gualtiero, per meriti di guerra, viene conferita la medaglia d’argento al valor militare.
Dopo la perdita della sua Banda e la caduta di Harar, Gualtiero raggiunge Dalle, ove si arruola volontario, in qualità di Tenente degli Alpini, nel IV Gruppo Bande di frontiera “Beni Sciangul”. Qui viene nominato Comandante della Banda Tessenei, con la quale prende parte al ripiegamento dal fiume Dabus a Dembidollo, fino alla cattura.
Dopo una prima sosta al campo di Mandera, viene imbarcato a Berbera per l’India, e raggiunge il campo di Yol, nell’attuale Stato indiano del Himachal Pradesch. Qui trascorre cinque duri anni di prigionia, ma - in permesso temporaneo sulla parola - ha anche la possibilità di compiere alcune ascensioni sulle vette dell’Himalaya, narrate in questo libro.
Rientrato in Italia nell’agosto 1946, riprende servizio a Mogadiscio con l’AFIS (Amministrazione Fiduciaria Italiana per la Somalia), dove raggiunge il grado di Vice Segretario Generale. Trasferito al Ministero degli Esteri, presta successivamente servizio nel Katanga quale Console Generale (1960), in Yemen (1961-1968) ed in Honduras (1968-1971) quale Ambasciatore.
Grande appassionato di alpinismo, descrive nelle Lettere da Yol le ascensioni compiute con qualche suo compagno di prigionia nelle catena del Dhaula Dhar e del Pangi, sul Gaurijunda, nel Chamba e nel Ladakh o “Piccolo Tibet”. Altre relazioni sono presentate nei diari qui pubblicati di Giacinto Ferrero, Giovanni Mussio e Luciano Davanzo.
Torna alla pagina iniziale
|
|